manifesto dell'abitare
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Camera
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Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza da quel che sogna che da quel che pensa.
Victor Hugo

Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza da quel che sogna che da quel che pensa.
Victor Hugo

L’espressione ‘chambre à coucher’ si impose pienamente solo a metà del XVIII secolo, segnando un’evoluzione nel modo di concepire e di organizzare la casa: si stava riconoscendo uno spazio riservato in modo specifico al sonno. Dormire, infatti, è una tecnica, allo stesso tempo bisogno fisiologico e consuetudine frutto di abitudini e tradizioni differenti: usare un materasso, una stuoia o un’amaca; quale tipo di cuscino preferire; dormire coperti o scoperti. Anche nel sonno, ciascuno adotta un proprio habitus che varia con le civiltà, i principi educativi, le convenienze, le mode, le intime distanze che ci legano agli esseri e alle cose.

Per questo, è necessaria l’armonia fra la forma del nostro riposo e quella del nostro abitare, che ci permette di conciliare mondo interiore, anche inconscio, e mondo esteriore.

Perfino quando crediamo di ritirarci con discrezione dalla società per recuperare le forze in una dimensione – quella del sonno – privata e inaccessibile, ci aggreghiamo invece più che mai alla comunità umana, poiché «disinteressarsi», come dice Bergson, implica essere in balia della comunità che veglia su di noi per lasciarci riposare.

Nel silenzio della camera da letto, facciamo esperienza delle relazioni più intime e profonde: quella con il proprio io inconscio attraverso il sogno, ma anche quella con l’altro, attraverso la fusione di corpi e anime. Sogno e sensualità sono intimamente legati e trovano la loro piena espressione nello spazio della camera da letto.

Così, essa va a rappresentare uno spazio di completo abbandono, dove lasciamo andare il controllo su noi stessi e sul mondo - non senza aver riesaminato le azioni del giorno appena trascorso e programmato quelle a venire.

Laddove Des Esseintes, protagonista del romanzo A ritroso di Huysmans, afferma che «v’erano solo due modi per arredare una stanza da letto: o farne un’eccitante alcova, un luogo di diletto notturno; oppure creare un luogo di solitudine e di riposo, un rifugio dei pensieri, una specie di oratorio», la camera da letto del futuro rappresenta, al contrario, l’equilibrio di queste due anime in un’armoniosa conciliazione.

L’espressione ‘chambre à coucher’ si impose pienamente solo a metà del XVIII secolo, segnando un’evoluzione nel modo di concepire e di organizzare la casa: si stava riconoscendo uno spazio riservato in modo specifico al sonno. Dormire, infatti, è una tecnica, allo stesso tempo bisogno fisiologico e consuetudine frutto di abitudini e tradizioni differenti: usare un materasso, una stuoia o un’amaca; quale tipo di cuscino preferire; dormire coperti o scoperti. Anche nel sonno, ciascuno adotta un proprio habitus che varia con le civiltà, i principi educativi, le convenienze, le mode, le intime distanze che ci legano agli esseri e alle cose.

Per questo, è necessaria l’armonia fra la forma del nostro riposo e quella del nostro abitare, che ci permette di conciliare mondo interiore, anche inconscio, e mondo esteriore.

Perfino quando crediamo di ritirarci con discrezione dalla società per recuperare le forze in una dimensione – quella del sonno – privata e inaccessibile, ci aggreghiamo invece più che mai alla comunità umana, poiché «disinteressarsi», come dice Bergson, implica essere in balia della comunità che veglia su di noi per lasciarci riposare.

Nel silenzio della camera da letto, facciamo esperienza delle relazioni più intime e profonde: quella con il proprio io inconscio attraverso il sogno, ma anche quella con l’altro, attraverso la fusione di corpi e anime. Sogno e sensualità sono intimamente legati e trovano la loro piena espressione nello spazio della camera da letto.

Così, essa va a rappresentare uno spazio di completo abbandono, dove lasciamo andare il controllo su noi stessi e sul mondo - non senza aver riesaminato le azioni del giorno appena trascorso e programmato quelle a venire.

Laddove Des Esseintes, protagonista del romanzo A ritroso di Huysmans, afferma che «v’erano solo due modi per arredare una stanza da letto: o farne un’eccitante alcova, un luogo di diletto notturno; oppure creare un luogo di solitudine e di riposo, un rifugio dei pensieri, una specie di oratorio», la camera da letto del futuro rappresenta, al contrario, l’equilibrio di queste due anime in un’armoniosa conciliazione.