Come ci mostra la madeleine proustiana, il cibo non è solo nutrimento per il corpo: attraverso gusti, sapori, odori è possibile rievocare dolci – o amari – ricordi passati, ma anche crearne di nuovi. Fin dall’antichità, infatti, il cibo è innanzitutto condivisione e convivialità; l’ospite viene sempre accolto a tavola, sfarzosa o frugale, in segno di rispetto e benevolenza.
Cucinare per qualcuno, provvedere non solo alla sua sazietà, ma anche al suo godimento, rappresenta un vero e proprio atto d’amore, espressione di cura e interesse per il benessere del prossimo, o di sé.
La cucina allora si trasforma in un palcoscenico delle passioni, dove si assiste alla nascita di nuove relazioni, al lento scorrere della quotidianità condivisa con gli affetti più cari, ma anche alla rottura dei legami più fragili. Che si tratti del primo invito a cena di due innamorati, del tradizionale pranzo di Natale con tutti i parenti, o anche di una colazione condivisa in silenzio prima di iniziare ciascuno la propria giornata, in cucina si condividono emozioni, racconti, discussioni e ricordi.
In una società privilegiata, in cui l’accesso al cibo è sempre garantito, la cucina acquista una dimensione etica, diventando spazio di scelta e responsabilità ambientale e sociale. Contro i dettami dell’industrializzazione standardizzata e iperproduttiva, la cucina attuale torna a basarsi sulla biodiversità e sulla stagionalità, prediligendo prodotti locali provenienti da filiere sostenibili.
Più che un luogo fisico, la cucina rappresenta quindi uno spazio mentale, luogo aperto, fluido, dove c’è spazio per tutti: chef stellati, blogger, cuochi amatoriali e dilettanti diventano membri di una ‘community’, vera e propria grande famiglia virtuale.