All’interno della casa, il salotto è forse l’unica stanza non direttamente collegata ad alcun bisogno fisico e fisiologico, tanto che potremmo progettare una casa perfettamente funzionale anche senza salotto. Ripensando alle case delle generazioni passate, in effetti, ci accorgiamo che spesso il salotto era una stanza chiusa, intoccabile, dove si entrava raramente e solamente per contemplarne mobili e oggetti d’arredo messi in mostra come opere d’arte in un museo.
Al contrario, oggi il salotto è diventato la stanza dove si vive, come indica il termine inglese living room, una stanza viva, in costante movimento e libera di adattarsi alle necessità del momento e delle persone che la occupano, trasformandosi in luogo di ritrovo, ma anche sala da pranzo, ufficio, spazio di gioco e intrattenimento.
Spogliato dai vincoli della funzionalità, il salotto diviene sede di quelle attività che, non direttamente riferibili ai bisogni fisici e fisiologici, interagiscono con la sfera delle emozioni e dei sentimenti, con i bisogni dello spirito e di quell’animo che sentiamo senza vedere e che necessita di conoscenza, cultura, socializzazione, affermazione della propria individualità e stima presso la collettività. Il salotto assume allora un valore sacrale, andando a sostituire l’antico focolare domestico, centro della casa nonché fonte di luce e di calore.
Recuperando l’originaria funzione di spazio comunitario di aggregazione, il salotto del futuro rappresenta la sintesi armonica tra spazio pubblico e privato, socializzazione e intimità. All’interno del salotto, infatti, si svolge la maggior parte delle dinamiche e dei rituali (fisici o virtuali) che scandiscono le relazioni fra i membri di una stessa famiglia, di un gruppo di amici o di colleghi. Allo stesso tempo, alla fine di una lunga giornata, il salotto può trasformarsi in un’oasi di calma e piacevole indugio, dove riscoprire ogni giorno – da soli o in compagnia – la dolce sensazione di ‘essere a casa’.