Nel caso dell’abitazione, abbiamo tentato di ripensare in maniera del tutto nuova e ‘paradossale’ le forme dell’abitare per cercare di risolvere una questione apparentemente insolubile: come poter garantire la soddisfazione di un bisogno primario come la socialità e il sentimento di appartenenza senza ledere necessità altrettanto importanti, come l’indipendenza, la riservatezza o l’intimità?
La risposta sta nel concetto di ‘distanza’. Cerchiamo allora la giusta distanza, sia essa fisica o sociale. Non sempre, infatti, vi è una diretta proporzione fra la prima e la seconda, come per esempio all’interno di un autobus, dove esistenze agli antipodi arrivano a sfiorarsi.
Per calcolare la giusta distanza, compresa fra i due estremi vicinanza-lontananza, bisogna tenere conto degli elementi psicologici, sociali e culturali, oltre che fisici, che definiscono tali estremi. Per questo motivo per progettare gli spazi abitativi servono competenze eterogenee. Progettare la giusta distanza diventa allora un’arte collettiva.
Si concepisce così l’abitare come un insieme di di-stanze, ridisegnate quotidianamente dai suoi abitanti che ne tracciano i confini e ne definiscono l’essenza.
Per poter garantire relazioni migliori tra le persone, dobbiamo disegnare spazi adatti a ospitarle; noi abbiamo scelto di partire da un’unità di analisi semplice, un contenitore universalmente conosciuto, che gioca un ruolo fondamentale nella definizione delle distanze fisiche e sociale: la stanza. Vogliamo parlare di ‘stanze’ come unità minime relazionali, dotate di un valore unico e indipendente, di una propria atmosfera e di specifiche regole di gestione. La stanza si fa portatrice di un ordine fisico e morale definito dai suoi abitanti nel corso degli anni, di un’eredità destinata, forse, a sopravvivere loro. Pur nella loro indipendenza le stanze acquistano però un senso maggiore se osservate in una prospettiva d’insieme, nella loro interdipendenza, proprio come le stanze (o strofe) di una poesia. È un’accezione che abbiamo voluto recuperare, inserendo delle citazioni per concludere la visita del lettore a ogni stanza, frasi che ne racchiudono l’essenza valoriale simbolica.
A questo percorso “di stanze” ideali serviva una raffigurazione coerente, in grado di veicolare l’autonomia tanto quanto le connessioni. Perciò abbiamo scelto una delle opere più famose di Carlo Scarpa: il pavimento del Palazzo Querini Stampalia. Utilizzando due marmi chiari per la forma a L e due più scuri per il quadratino, il celebre architetto ha creato quattro diversi moduli colorati, di forma quadrata, che combinati fra loro danno origine ad un pavimento dalla piastrellatura originale e irregolare. A prima vista, infatti, potrebbe sembrare che le 16 unità che compongono il pavimento siano state disposte senza un ordine preciso. Tuttavia, esaminando gli schizzi per il disegno del pavimento appare evidente quanto Scarpa abbia studiato la singola disposizione di ogni unità, affinché nulla fosse lasciato al caso. Un mosaico fatto da tasselli indipendenti, ma interconnessi, quadrati perfetti di dimensioni identiche, organizzati in un disegno studiato minuziosamente.
Sin dall’antichità, il quadrato è una figura che esprime regolarità, perfezione numerica, essenzialità; dopo il cerchio, allegoria della perfezione divina, il quadrato simboleggia la perfezione terrena. La nostra casa ideale prende allora la forma di un quadrato, in cui ogni stanza - quadrata anch’essa - è uguale alle altre per dimensioni e struttura: ogni stanza, infatti, è ugualmente importante e gioca un ruolo fondamentale nel sorreggere l’intera architettura dello spazio domestico (e non solo). Non si troveranno quindi descrizioni tecniche, planimetrie realistiche, né tantomeno caratteristiche funzionali: valori ideali, equilibri ‘perfetti’ e relazioni essenziali sono il centro nevralgico di ogni stanza e della casa nel suo insieme.
L’ordine all’interno delle stanze di questo progetto è stato definito collettivamente dal gruppo di ricerca che ha messo insieme letture provenienti dai più disparati ambiti di studio come la letteratura, la psicologia, l’economia, la sociologia o la storia dell’arte, ma comunque riferite alla pratica dell’abitare. Non ultimo, un ordine è stato raggiunto anche grazie all'insostituibile contributo delle aziende con cui collaboriamo quotidianamente.